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Credo di dover incominciare presentandomi, mi chiamo Anna Lucia ed ho 36 anni tutti vissuti a pieno. D’origine sono brasiliana, di sangue sono brasiliana, di temperamento sono sicuramente brasiliana, di cuore sono brasiliana più che mai, fiera di essere tutto ciò ma anche d’essere italiana e d’educazione indubbiamente veneta!!!

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Sono stata adottata quando avevo all’incirca 5 anni. Nella nuova vita in Italia non mi è mancato nulla: le migliori scuole, una famiglia benestante, i giocattoli che volevo, tanti vestiti …chi più ne ha più ne metta, insomma fortunata?! Penserete voi e invece mi mancava l’unica cosa di cui avevo bisogno L’AMORE!!

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Non pensate di adottare sentendovi eternamente inferiori perché quel bambino “non è vostro”!!! Non pensate che abbia bisogno di qualsiasi cosa voglia, del meglio sul meglio o di più di quello che ha un qualsiasi altro bambino, ha bisogno solo della semplicità come tutti e le cose semplici non costano nulla: AFFETTO, AMORE!!! Altre, invece, richiedono impegno: ATTENZIONI, IMPORTANZA, AIUTO NELLA PROPRIA AUTOSTIMA, NON NASCONDERE LA VERITÀ’, DIALOGO e NON INSISTETE PERCHÉ’ SIA CHI VOLETE VOI MA LASCIATE CHE SIA SE STESSO…!!!  

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Ho incontrato delle persone speciali nella mia vita che mi hanno ascoltata senza giudicarmi ed arricchita più dei miei genitori. Lasciate invece che voi siate il faro e la guida nella loro vita, è una scelta speciale la vostra, perché a voi non è capitato ma avete deciso consapevolmente d’essere genitori.

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Ho sbagliato da sola e mi sono rialzata da sola, ho definito mamma una donna che non lo era ma è stata l’unico adulto che mi abbia ascoltata e mi ha dato la prima dimostrazione d’affetto e d’interesse, è stata per un periodo una mia professoressa e per un altro periodo anche la mia psicoterapeuta, semplicemente perché avevo bisogno d’essere ascoltata e capita, ora è un amica un po’ mamma e sicuramente la donna più importante; ho vissuto con rabbia, durante l’adolescenza, il senso di abbandono e spaventata ho dovuto riviverlo quando alla famiglia adottiva ho rivelato la mia omosessualità.

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Vi faccio una parentesi sull'omosessualità, può capitare e non è causa di nessun evento traumatico, sarei stata omosessuale anche in Brasile, mi piacevano le bambine fin da piccola (già dai primi anni delle elementari) ci ho messo molto per accettarlo ed è stato il passaggio più turbolento nella mia adolescenza.

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Adolescenza, accettazione dell’omosessualità, mancanza d’amore, solitudine, rabbia … sono tutte sensazioni e momenti difficili che mi hanno fatto scegliere di annebbiare cuore e mente con alcool e le droghe…. Dai 17 fino all'incirca ai 23 anni. Non spaventatevi cercate di riflettere e non di capire!

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Poi ho incontrato il mio primo amore e da lì è iniziata l’ascesa verso la consapevolezza ed all'equilibrio; ma inesorabile la tenaglia della solitudine non mi abbandonava. Eppure, non ero più sola ed ero rientrata nello schema della società: un lavoro stabile, fidanzata, riavvicinata alla famiglia, nessun estremo eccesso…. Ma continuavo a sentirmi sola ed incompleta … avevo tutto ma costantemente mi sembrava di non avere niente. Ero insoddisfatta!

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A 30 anni ho ceduto all'insistenza della mia compagna nel fare un viaggio in Brasile, per vedere la mia terra e scoprire chi ero, non me la sentivo di intraprendere un percorso di piena ricerca delle mie radici, ma uno sguardo alla mia città ci stava! Questo viaggio si è poi rivelato la mia miglior scelta ed il mio più grande cambiamento!!

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Dicembre 2011 parto ignara di quello che mi aspettava; nella prima parte del viaggio, come ogni turista, visito Rio De Janeiro e le zone limitrofi accompagnata da un paio d’amiche e la mia compagna, chiamavo in Italia per farmi sentire ma non più di tanto. Questo viaggio era qualcosa che non volevo condividere con la mia famiglia, mi era stato negato quando l’avevo chiesto ed anche quello, a suo tempo, era stato un duro colpo.

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Dopo la prima fase di pura leggerezza io e la mia compagna ci separiamo dall’altra coppia per intraprendere il viaggio verso la mia città, Sao Luis nel Maranhao. Ricordo che in una delle precedenti chiamate in Italia, mio padre mi disse: “quando arrivi a Sao Luis cerca Suor Donata e ce la saluti”, non avevo dato tanto valore a quella frase, piena di significato, ho scopro solo al mio rientro che mio padre era stato ricoverato d’urgenza per essere operato all’intestino a causa di un tumore. Mi domando, ancora adesso, se è stata quella situazione estrema a fargli dire quella frase.

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Giunta nella mia città mi accorgo che non era un luogo da turisti e soprattutto non era luogo per bianchi come la mia compagna, così, visto che non c’era molto da visitare, mi tornano in mente le parole di mio padre: perché non cercare questa suora e porle i saluti?! Iniziamo prima domandando indicazioni alla pousada dove alloggiavamo, loro ci indicano dei frati italiani, aggiungendo che tutti i religiosi in città sono italiani e fra di loro si conoscono. Ad ogni persona che ho incontrato da qual momento in poi ho parlato di me raccontando che venivo dall’Italia che ero adottata ed ho aggiunto, per chissà quale motivo, che quella suora probabilmente mi conosceva da piccola. Ad ogni persona che incontravo la mia storia si delineava sempre di più tanto quanto prendeva forma il vero motivo per cui ero li. Il destino stava decidendo per me ed io lo sentivo e mi lasciavo trasportare dagli eventi.

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Dopo qualche ora riusciamo ad avere un indirizzo, prendiamo un taxi e giungiamo in una sorta di collegio o scuola su di una collina, era circondato da grandi cancellate ed una guardia armata. Le sensazioni che provavo in quel momento erano molteplici, pace è la cosa che ricordo in maniera più viva, mi domandavo se fosse il collegio dov’ero stata prima di essere adottata, visualizzando mentalmente qualche foto …. Racconto del mio viaggio alla guardia e gli domando di Suor Donata, fortunatamente era ancora li. Da quel momento incominciai a provare una strana sensazione d’ansia nell’attesa, senza conoscerne l’effettivo motivo.

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Si presenta in lontananza una Suora piccolina, poco più di un metro e cinquanta, da lontano mi saluta vistosamente “oi linda vocè Anna Lucia da Italia!!” ero li attonita ed incredula mentre sentivo di conoscerla ed il volto più si avvicinava più era famigliare. Ci siamo abbracciate, abbiamo riso e sorriso ma soprattutto abbiamo parlato; Avevo finalmente la possibilità, dopo 25 anni, di ricevere delle risposte: perché ero stata lì prima di partire? Quel luogo era il mio passaggio tra il passato ed il futuro che mi attendeva?

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Incominciò con il dirmi che mia madre naturale non è più giovanissima, che ha sempre chiesto mie notizie, mi racconta com’ero e dei miei fratelli, mi fa vedere le foto di com’era il mio quartiere trent’anni prima, terra e catapecchie, mi parla di quando mia madre si recava a prendere il latte in polvere perché, dopo 16 figli ed una gravidanza in corso, il latte poteva averlo solo così. Mi racconta che ero asmatica ed era difficile curarmi e che mio padre era morto d’asma. Mi raccontò molte cose che giustificano una scelta così dura. Dentro di me l’ho sempre saputo, sapevo che mi voleva bene! Ad un certo punto mi chiede se ero desiderosa di conoscerla. Fra paura ed incertezza sono riuscita a dire: “ se lei vuole vedermi allora si lo voglio anch’io”.

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Improvvisamente mi ritrovo dentro una vecchia Uno blu con due suore e la mia compagna, gironzoliamo in strade poco rassicuranti, è il mio quartiere!! Non ci sono nomi nelle vie, o lo conosci o ti perdi! La strada è dissestata, ci sono colori vistosi, profumi che mi riportano al passato e terriccio nelle strade come se il tempo li si fosse fermato. Facciamo delle soste nelle case dalle ex volontarie che lavoravano nel collegio nel periodo in cui ci andavo io da piccola, sentono la mia storia e si ricordano di me, così cercano di aiutarci nella ricerca, ed in poco tempo ci ritroviamo in 7 dentro quella macchina piena di emozioni; Arriviamo li dove mai avrei creduto, la mia casa, dopo venticinque anni non si era spostata, esce una signora  mulatta col naso grosso come il mio, piccolina ma bella in carne, mi sento chiamare, da una delle suore. Non ero scesa dall’auto perché la stanchezza e la speranza di trovarla erano venute meno, mi richiamano e in quel momento smonto, ma, quando la vedo, le gambe sembrano di gesso e non riesco a muovermi. Domando: “E lei ?!! è mia madre??!!” Si era lei. Tutti intorno a me piangono, io no, non sapevo farlo, sono cresciuta con la rigidità sentimentale con un animo spigoloso, ma, dentro di me, ero di burro. In quel momento, per me era la vigilia di Natale.

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Abbiamo parlato, tanto! Ho scoperto che non riusciva a curarmi, che ho rischiato di morire, che ero sempre attaccata a mia sorella Alessandra, che ero l’unica che assomigliava a mio padre, che avevo un anno in meno ed ero nata un altro giorno rispetto ai miei documenti italiani…. Tante sfaccettature di me.

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Rientrata dal viaggio ero un'altra persona ed ero tormentata dal ritornarvi da sola. L’ho fatto all’incirca un anno dopo, quando ormai era finita anche la mia relazione, perché, quando, ti si stravolge la vita così, i cambiamenti sono troppo forti perché si possano vivere in due e, soprattutto, è difficile condividere tali importanti emozioni.

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E così riparto desiderosa di vivermi intimamente il tutto, come se il primo viaggio fosse stato a metà, trascorro 11 giorni in casa con mia madre, una delle mie sorelle ed i miei nipoti. Ho dormito con lei, ho lasciato che per qualche giorno si prendesse cura di me, l’ho presa per mano andando in autobus o al mercato, nella quotidianità era tutto fantastico. Poi tornata alla mia realtà ho pianto per la prima volta nella mia vita, rivivendo a pieno la tristezza del distacco e la liberazione dell’anima, la risposta a mille perché, la pace dopo il tormento, la piena e reale consapevolezza di me!!

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Solo dopo aver conosciuto le mie radici ho cominciato a capire cosa volevo realmente fare nella mia vita, per me il viaggio è stato pura rinascita. Ho cambiato lavoro radicalmente, mi sono messa a studiare, ho vinto gare sportive a livello nazionale ed internazionale, sono diventata una vincente. Lo sono sempre stata ma avevo bisogno di pace per far emergere il talento. Emotivamente sono più dolce anche se il mio carattere rimane tosto, alcuni segni emotivi l’abbandono li ha lasciati ma so abbracciare, amare, piangere … adesso più che mai sto vivendo una relazione affettiva di coppia più piena rispetto al passato.

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Ora mi mancano tantissimo e cerco di concentrarmi sui miei obbiettivi per controllare la nostalgia, ma sono felice! La mia storia probabilmente è imperfetta e burrascosa, ma con un lieto fine e se ci fate caso tutto gira intorno ad un'unica cosa l’AMORE, se sapete coltivare l’amore dentro di voi, nella vostra coppia e lo saprete trasmettere al bambino che avrà la fortuna di stare con voi, allora non abbiate paura di niente, andrà tutto bene.

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Non avevo delle aspettative riguardo l’essere adottata semplicemente perché non era programmato, intendo che l’adozione è stata indotta, da un lato una famiglia benestante e dall’altra una madre in difficoltà, ho passato una settimana in un istituto senza comprendere nulla, da li in un mese ero già in Italia, dopo aver girovagato per il Brasile con la famiglia adottiva. La mia non è stata una situazione regolare come quella che sicuramente state affrontando voi.

 

I FIGLI NON SONO DI NESSUNO, MA APPARTENGONO A CHI  LI SAPRA’ AMARE. NON C’E' FAMIGLIA SE NON C’E' AMORE E DA UNA VITA BURRASCOSA PUO' EMERGERE UNA PERSONA MERAVIGLIOSA. 

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