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Un semplice figlio adottivo… questo è quello che sono…  senza fronzoli e senza quei “lacrimoni da coccodrillo” di chi si piange continuamente addosso per un passato mai vissuto e per quelle origini biologiche mai conosciute.

 Non porto rancori per qualcosa o qualcuno che non conosco e che non posso giudicare, per questo vivo serenamente e semplicemente il mio presente.

 

Sono un cosiddetto “figlio di madre ignota”… nato quindi da una donna che ha scelto la validissima formula del PARTO ANONIMO per proteggere me e la donna che mi ha messo al mondo da un futuro incerto e da una prospettiva di vita che probabilmente in quel momento non potevamo sostenere.

Non so chi fosse questa donna, da dove venisse e quale fosse il suo tenore di vita… nulla di nulla… so solamente che ha scelto di affidarmi alle mani dello Stato e di un’altra famiglia che si prendesse cura di me.

 

Tutto questo non mi ha fatto sentire abbandonato, né tantomeno ostacolato nella ricerca della mia felicità e della mia identità, anzi, il fatto di partire in un certo qual modo da zero, senza qualcuno o qualcosa che anche inconsciamente avesse potuto influenzarmi, mi ha offerto l’opportunità di costruire un’identità più vera e incontaminata, pronta per affrontare il mondo con le sue relazioni sociali e familiari.

 

Sulla soglia dei 50 anni non sono certo alla ricerca di un’(altra) identità che possa sostituirsi alla mia o fare da capro espiatorio alle mie debolezze, però sono una persona curiosa e sarebbe interessante conoscere le origini etniche dei miei caratteri somatici.

La mia è pura curiosità, nessuna ossessione compulsiva, nessuna morbosità, nessuna ricerca di una “genitrice sostitutiva” sulla quale riversare le mie moine mancate o le mie rabbie represse, perché per me non conta chi mi ha messo al mondo… conta solo che lo abbia fatto.

Io mi sento figlio del mondo, di una Madre Terra che mi ha regalato tutto ciò di cui avevo bisogno!!

La mia mamma biologica ha fatto un grande lavoro, mi ha partorito, ma subito dopo mi ha ceduto alle cure dello Stato e di una nuova famiglia, senza darmi null’altro. Con lei non ho passato un solo giorno (a parte i nove mesi della gravidanza), per questo è materialmente impossibile che abbia ricordi di una vita passata con lei. Non sento dei vuoti da riempire con pezzi mancanti per sentirmi completo e non ho nulla di particolare da cercare nella mia madre biologica che non possa trovare altrove. Insomma, non ho un bisogno specifico di cercare le mie origini, perché non ho perso niente, nessuno, né tantomeno me stesso.

Se la donna che mi ha messo al mondo vorrà un giorno palesarsi di sua spontanea volontà, senza che nessuno abbia fatto irruzione nella sua vita per chiederle se vuole recedere dal suo anonimato, io ci sarò, ma non andrò mai a disturbarla nella sua vita privata, così come nessuno dovrebbe farlo ancor prima che sia lei a decidere autonomamente quando venire allo scoperto.

Lei si è ricostruita una vita, una storia, una famiglia… chiudendo il suo passato in un cassetto, esattamente come ho fatto io. Per questo capisco perfettamente cosa significhi venir disturbato da qualcuno che irrompe nelle nostre vite per chiederci se vogliamo conoscere un parente biologico di cui potremmo non volerne più sapere. 

Credo che nessuno debba avere la scarsissima sensibilità di entrare nelle nostre vite per chiederci se in quel momento siamo disposti a rivelarci, perché questa, oltre ad essere una palese invasione della nostra privacy, è una forzatura psicologica che potrebbe indurci a conseguenze distruttive irreparabili.

Sono profondamente convinto che la mia genitrice, così come all’epoca ha avuto sufficiente lucidità per decidere cosa fare della sua vita e della mia al momento in cui mi ha lasciato in adozione, sarà ora sicuramente capace di scegliere in totale autonomia quando aprirmi le porte per darmi la possibilità di conoscerla, senza che “stimoli istituzionali”  possano intervenire in una scelta così delicata e dai contorni strettamente personali.

Alcune persone non si capacitano del fatto che esistano figli adottivi che non sentono l’esigenza di cercare le proprie origini, pensano che tutti debbano essere lacerati dalla tanto discussa ferita dell’abbandono. Ma io no… non mi sento affatto abbandonato.

Le persone che non cercano le proprie origini, rimangono maggiormente nell’ombra rispetto alle altre, perché di fatto non hanno una specifica esigenza di  pubblicizzare la loro esistenza in vita, e questo può far pensare che non gli interessi difendere il loro anonimato e quello di chi li ha messi al mondo; ma non è così. Per questo ho deciso di rivelarmi e di offrire la mia breve testimonianza per dare voce a chi come me, vivendo sereno al di fuori di ogni ossessione legata alle proprie origini biologiche, è in grado di fare una valutazione più obiettiva e bilanciata dei diritti in gioco di tutte le persone che possono venir coinvolte in una faccenda del genere.

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