top of page

Tra presente e passato, verso un’unità familiare

​

La storia di una famiglia è costellata da una infinità di avvenimenti, alcuni piacevoli e positivi, altri meno, che segneranno la vita di ogni suo membro, ne scandiscono il ritmo, caricano di significati i linguaggi ed i ruoli.

Tutto questo in una continua evoluzione e costruzione, imparando gli uni dagli altri i punti di forza e di difficoltà.

Nella storia delle famiglie adottive però sono presenti dei frammenti che restano nell’ombra, che non sono stati condivisi da tutti i suoi membri, che richiedono tempo per essere capiti o che forse non lo saranno mai completamente, lasciando un velo di malinconia, a volte timore. Dei fantasmi delle storie passate che rischiano di diventare dei punti negativi, che possono essere oggetto di paure e tensioni familiari.

Questi ricordi, queste esperienze di vita che appartengono a mondi lontani, sono veramente essenziali nella costruzione dei nuovi legami e contesti familiari?

Non è semplice dare una risposta, proviamo però a riflettere su alcuni punti.

​

La qualità di un rapporto non è deriva sempre da un passato condiviso

​

Partiamo dalla considerazione più semplice ed anche più banale. Pensiamo alla nostra storia coniugale o anche di amicizie particolarmente significative. Abbiamo imparato nell’arco della nostra vita ad innamorarci o a volere bene a persone che non facevano parte della nostra vita, a conoscerle nel tempo, apprezzandole e fidandoci di loro. Il legame genitore e figlio è diverso, siamo d’accordo. Ma questa prima riflessione ci permette di comprendere come non sempre un passato non condiviso determini la qualità dei nostri rapporti umani.

​

Per conoscersi e fidarsi ci vuole tempo

​

Un altro aspetto essenziale nei rapporti è il darsi il giusto tempo. Ci vuole tempo per conoscersi, ci vuole tempo per imparare ad affidarsi agli altri, ci vuole tempo per costruire dei significati condivisi che diano valore alle nostre emozioni e storie di vita.

Un bambino/a che arriva in una nuova famiglia non ne conosce i ritmi, le abitudini, non conosce i ruoli e valori di questa nuova realtà. A sua volta la famiglia che abbraccia il nuovo figlio non conosce il suo mondo.

Affinchè la nuova storia insieme prenda vita non è sempre necessario spiegare a parole quello che è stato: bisogna vivere il presente, imparare a conoscersi nella quotidianità, senza fretta, senza la presunzione di sapere come l’altro dovrebbe essere o sentirsi: in questo caso infatti noi parleremo in base alla nostra esperienza, ma l’esperienza altrui noi non la conosciamo.

 

Ad ogni età un diverso bagaglio di conoscenze ed esperienze

 

L’età di arrivo del bambino, ma anche il tempo trascorso nella famiglia biologica o in comunità prima del suo arrivo, ha inevitabilmente un ruolo importante nella costruzione del nuovo sistema familiare.

Più il bambino ha vissuto nella sua terra di origine più la storia della sua vita sarà ricca di immagini, sapori, emozioni legate a questa, sia con elementi positivi che negativi.

Questo non deve essere visto come un ostacolo, un elemento per forza di criticità. Questo spazio di vita va rispettato ed accolto ed entrerà a far parte della nuova storia familiare, nei tempi e modi che il bambino stesso valuterà più funzionali.

I legami che si creeranno saranno nuovi, particolari anche diversi dal senso comune di genitorialità. Diamo voce a nuovi modi di essere genitori.

 

E’ lecito quindi indagare su questi frammenti di storia non vissuti insieme?

 

Pensiamo ancora alla nostra vita, questo sempre per semplicità. Siamo sempre noi così disposti a raccontare e condividere con gli altri ogni ricordo della nostra vita? Non credo, non sempre almeno!

Ora immaginiamoci un bambino che deve imparare ad affidarsi a degli estranei, in un mondo che non conosce, con immagini di un passato che probabilmente nemmeno lui comprende…è facile per lui raccontarsi ed aprirsi completamente? Se già non lo è per noi figuriamoci per lui.

Che fare quindi, fingere che nulla sia successo e ripartire da zero?

Qui entra il gioco il delicato equilibrio tra ciò che è stato, il passato, e ciò che è, il nostro presente. Secondo il nostro immaginario occidentale il passato è alle nostre spalle, a volte visto come un fardello, mentre il presente e futuro sono davanti a noi, a volte appesantiti da questo fardello.

Nella tradizione orientale invece accade l’opposto: il passato è ciò che è davanti a noi, ossia è quello che conosciamo, il futuro invece è alle nostre spalle perché non lo vediamo, non possiamo conoscerlo.

Potremmo quindi dire che la saggezza dei popoli ci insegna a tenere un occhio ad entrambi gli aspetti, con alcune accortezze.

Non trasformiamo gli eventi passati in pesi che blocchino il presente, non perdiamo di vista il nostro futuro per mantenere la vista attenta solo a ciò che è stato.

​

Come adulti quindi come porci rispetto alla storia di nostro figlio?

 

Raccogliamo se possibile tutto ciò che può essere per lui significativo quando vorrà ripercorrere la sua storia, imparando a gestire noi per primi il peso di alcune informazioni.

Rispondiamo nel modo più sereno possibile alle sue domande: il più delle volte è per mettere ordine e chiarezza alla propria storia e non un attacco al ruolo genitoriale.

Rispettiamo i suoi tempi ed i suoi silenzi.

Cerchiamo di comprendere che a volte è più facile parlare e chiedere di certe questioni a chi non è della famiglia ristretta. Questa forma di riguardo è presente in particolare modo negli adolescenti: il non volere affrontare con i propri genitori alcune preoccupazioni o domande specifiche non è per mancanza di fiducia. E’ una forma di cura, un non volere mettere in imbarazzo o fare soffrire il propri genitori con domande che potrebbero mettere in crisi. Accettiamo questa loro sensibilità, è una grande forma di affetto.

Avremo fatto in modo che nostro figlio abbia trovato nel suo cammino altre figure di adulti o di amici con cui parlarne. Non dobbiamo esserne gelosi, è anche questa una forma di amore.

L’intimità che si può raggiungere nel contesto familiare è fatta di momenti presenti vissuti insieme, non dal numero di informazioni che conosciamo del passato reciproco.

​

Insieme si cercherà di rispondere alle domande senza risposta, quelle che hanno segnato con dolore la vita, sapendone accettare i vuoti, accompagnando nei tratti di strada che possono essere fatti insieme, avendo fiducia in quelli da fare da soli.

bottom of page