top of page

Amore mio lasciati andare … sarò la tua memoria

​

Abbiamo sempre detto che Heartfamily per noi è confronto e condivisione, io e Erika spesso ci troviamo a chiacchierare del più e del meno e da queste chiacchierate scopriamo molte similitudini nei comportamenti dei nostri figli. Soprattutto le due maggiori, che al momento dell’adozione avevano entrambe 5 anni, elaborano il loro percorso in modo molto simile.

​

Ora, come sempre, non volgiamo sostituirci o improvvisarci esperte ma vogliamo condividere con voi la nostra esperienza.

​

Quando abbiamo iniziato il percorso adottivo siamo stati preparati ad accogliere bambini non più in fasce, l’età media di entrata in famiglia si è alzata ed insieme ai bambini ci siamo preparati ad accogliamo le loro storie.

​

Le nostre figlie, hanno vissuto con i genitori biologici per i primi 4 anni della loro vita, genitori che, seppur con le loro mancanze, sono stati genitori che le hanno fatte sentire amate, che hanno messo al mondo i lori fratelli, che le hanno cresciute senza fargli percepire il disagio della mancanza. I bambini di 4 anni non possono realizzare che vivere per strada o essere lasciati da soli per lunghi periodi non è “appropriato”.

​

Insomma il loro passato non è così traumatico e lo ricordano con affetto. (cosa che può capitare a qualsiasi bambino anche se ha vissuto in comunità o in affido).

​

Ma è normale che, con il passare dei mesi, con l’inserimento a scuola e con la presa coscienza della routine di tutti i giorni, piccoli pezzi della loro vita prima dell’arrivo in famiglia vadano persi, i ricordi si sbiadiscono e si confondono, il reale si mescola alla fantasia.

Abbiamo notato come in entrambe, pur avendo vissuto storie seppur simile ma diverse, questo abbia creato in loro un po’ di confusione ma soprattutto paura.

​

Proprio quando anche noi genitori sentiamo che l’affiliazione ha inizio, quando tutto sembra andare per il meglio e i bambini cominciano a sentirsi a loro agio, quando iniziano a lasciarsi andare e si sentono protetti, quando le loro giornate di routine diventano una certezza e cominciano ad aprirsi, a raccontarsi, aggiungendo piccoli tasselli del loro passato hanno anche iniziato a sentire la malinconia e, soprattutto, a sentirsi in colpa nei confronti di quella parte della loro storia che comincia a sbiadirsi. La frase “mi manca la mamma di pancia” viene ripresa e ripetuta più sovente ma anche con fiducia.

​

Sanno di stare bene, si sentono a casa, si sentono felici ma allo stesso tempo sentono di perdere le cose che le hanno fatto stare bene in passato, dimenticano i nomi e gli eventi sono sempre più vaghi, le storie perdono i particolari.

​

La paura di dimenticare le fa sentire in colpa, sentono in qualche modo di “tradire” le loro origini e la loro storia ma allo stesso tempo hanno paura di perdere quello che ora sentono di aver guadagnato.

​

Le mie figlie sono arrivate due anni prima dei figli di Erika e posso dire quanto, soprattutto alla maggiore, abbia fatto bene sapere che ogni volta che lei dimenticava io ero lì a rinfrescare con tanto di particolari (da lei stessa raccontati in precedenza) ogni evento e ogni ricordo che aveva condiviso. Lei stessa in un’occasione mi ha detto: “mamma tu sei la mia memoria”.

​

Credo sia proprio questo che la aiuti molto ad essere aperta e serena riguardo le sue origini, sa di potersi appoggiare a noi, sa di poter contare sul nostro supporto senza, parlandone, avere la sensazione di ferirci.

​

Ora può lasciarsi andare e trovare la giusta distanza perché sa che la Famiglia è li per lei, piano piano i ricordi sbiadiranno ma, raccontandoci e ricordando insieme ridaremo alla memoria una nuova luce.

bottom of page