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Ho incontrato Anna in un gruppo Facebook “Genitori Adottivi Uniti” e mi ha colpito subito la sua positività e determinazione. La resilienza dei figli adottivi è sempre un grande “PLUS” e quando la vogliono condividere con noi genitori adottivi alla prime armi è per noi una grande opportunità.

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Anna ha raccontato in un post la sua storia che è stata condivisa e pubblicata da Alessia Maria Di Biase nell’articolo “L’Abbandono” nella rubrica - Un Viaggio Chiamato Adozione . 

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Nell’articolo Anna fa già capire tanto di se e del suo percorso. Le ho chiesto di rispondere ad altre poche domande per far capire ai genitori adottivi e ai futuri tali quali sono le piccole cose che rendono una famiglia Speciale come la sua! Da qui in realtà ne è uscito un bello scambio di opinioni ….

 

Qual è il tuo primo ricordo d’infanzia? E cosa provi a riviverlo nella tua memoria?

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Ricordo come se fosse ora quando mia mamma organizzava la caccia al tesoro in montagna! Ero al settimo cielo … mi piaceva tantissimo perché era una cosa nuova. Ero appena uscita dall’istituto, non conoscevo nient’altro che quello. Era tutto bello e nuovo per me!

 

Hai ricordo di quando hai iniziato a sentirti parte integrante della famiglia?

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Non ricordo ci sia stato un momento particolare, credo di essermi subito sentita integrata! Avevo un po’ di gelosie nei confronti di mia sorella che era già più grande … abbiamo poi risolto tutto parlandone apertamente insieme!

 

Dei tuoi primi 4 anni non sai molto ma hai avuto l’occasione di porre le domande che volevi porre alla tua “genitrice” ma non hai ricevuto le risposte che speravi! Cosa pensavi ti rispondesse? E come quelle risposte avrebbero cambiato la situazione?

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Avrei voluto solo fosse sincera, cosa che non è stata, ma lei è libera di dire e fare ciò che vuole adesso. Di certo non ha cambiato la mia situazione attuale. Ho potuto prendere atto della cosa e sono riuscita ad andare avanti come sempre.

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Ci sei riuscita e sei andata avanti nel tuo modo … sempre positivo! Ma, raccontando la tua storia hai parlato di tante difficoltà, quali sono state le maggiori?

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Le mie difficoltà derivano dal mio passato non dalla mia famiglia. Non riuscivo a capire il perché la mia “genitrice” avesse fatto quello che ha fatto.

Le prime difficoltà sono state a scuola, mi sentivo diversa, non capivo perché facessi fatica a concentrarmi ad imparare e mi sembrava che le altre bambine queste difficoltà non le avessero.

Mia mamma mi fece ripetere la seconda elementare e poi fui bocciata in 3 superiore. Di certo non vedevo l’ora di diplomarmi per me studiare è stato molto faticoso.

Ho avuto anche paura delle botte, avevo paura mi mettessero le mani addosso, questo credo non per un episodio vissuto di persona ma per qualcosa a cui ho assistito indirettamente o forse le ho prese in istituto … non lo ricordo.

 

Oggi tu vuoi aiutare i bambini che, com’è successo a te, si trovano in comunità o in case famiglia. Cosa credi ti sia mancato e cosa invece vorresti non mancasse a loro?

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Vorrei che a loro non mancasse la mamma nei primi anni di vita … anni che per me sono fondamentali, anni in cui serve l’amore!

 

La tua famiglia è una famiglia speciale, cosa pensi abbia contribuito a renderla tale? E cosa consigli alle coppie in attesa per rendere così speciale anche la loro?

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La mia famiglia è speciale perché loro sono speciali! Loro mi hanno insegnato i valori della vita … mi hanno insegnato a comportarmi in tutte le situazioni. Mi hanno sempre lodato e dato la forza anche nei momenti difficili.

Mi hanno aiutata quando ne avevo più bisogno – tipo a scuola – Sono quella che sono oggi grazie a loro.

Mi hanno dato l’amore di cui avevo bisogno pur avendo già una figlia (biologica).

Se posso dare un consiglio? Nel mio piccolo direi solo ESSERE SINCERI! Mai sminuire! Io con i miei genitori ho un rapporto speciale perché mi sento libera di dire tutto senza paura. Questo è ciò che faccio e cerco di fare anche con le mie figlie. I bambini che stanno nelle case famiglia o escono da questi contesti difficili hanno bisogno di poter contare su qualcuno che non li critica! Devono sapere di poter contare apertamente sul padre e la madre adottivi senza essere giudicati.

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Questa tua affermazione mi fa riflettere! Spesso mi trovo ad essere molto dura con mia figlia, a richiamarla per la sua poca attenzione nelle cose, e sono terrorizzata dal fatto che lei la possa prenderla come un segno di poco amore cosa che ovviamente non è!

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Spesso ci si dimentica che il bambino è stato in istituto! Si dicono delle cose che possono sminuire le sue capacità intellettive…

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Certo hai ragione! A volte dimentico che mia figlia non è nata con me e, pure se sono pienamente consapevole e aperta a quelle che sono le sue origini e la sua storia, mi comporto con lei – nell’educarla, nelle regole, nella rigidità – come se fosse sempre stata qui! Ma vedo la differenza tra lei e sua sorella, la piccola è arrivata che aveva poco più di 2 anni e l’essere cresciuta in un contesto familiare stabile l’ha resa più sciolta e sveglia della sorella che ha passato i sui primi 5 anni tra comunità e case famiglia.

 

Capisco perfettamente, io avevo molte difficoltà a scuola e avevo una ragazza che mi ha aiutato con i compiti per molto tempo. Non è stato facile, ma lei mi dava coraggio e forza perché vedeva che io ci mettevo tutto l’impegno ma facevo fatica a concentrarmi.

I mei genitori mi davano coraggio, forza e ottimismo. Quello ti aiuta nella vita!

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Grazie di cuore per questa riflessione! Io considero mia figlia mia dalla nascita e, a volte, dimentico quello che ha passato!

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E’ giusto che la consideri tale!!!! Ma ci sono, nella maggior parte dei bambini istituzionalizzati, dei problemi sostanziali. Passare i primi anni di vita in istituto è deleterio. In quegli anni si impara a parlare, per esempio, io ho iniziato a parlare proprio a 4 anni quando sono stata adottata.

Abbiamo bisogno di tempo, criticare e sminuire può far perdere l’autostima. Bisogna imparare ad usa frasi come “su forza” e “ce la fai” … “sei capace”. Io come mamma spesso ho difficoltà in questo, lo dico anche a me stessa ma cerco di fare con le mie figlie quello che fece mia madre con me … parlare tanto e far capire loro che, nel bene e nel male, loro posso sempre contate su di noi perché non verranno mai giudicate.

Questo non vuol dire non punire, le punizioni sono la cosa più giusta da fare come dare la botte è, per me, la cosa più sbagliata!

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Ringrazierò sempre i miei genitori per quello che mi hanno insegnato, parlare tanto e sempre a cuore aperto.

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