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 I TRAUMI DELL’ATTACCAMENTO

quando l’amore sembra non bastare

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I bambini che arrivano in adozione provengono da situazioni in cui hanno sperimentato un altissimo livello di stress e in molti casi anche traumi importanti dovuti alla mancanza di cure. Accanto ai traumi provocati da eventi di vita specifici questi bambini spesso presentano i Traumi da attaccamento ovvero gli eventi che non rappresentano una minaccia fisica a sé stessi ma, eventi relazionali, ripetuti nel tempo, che costituiscono una minaccia alla rappresentazione di sé (“non vali niente”, “ non sei importante”, “fai schifo”). Tali eventi risultano ancora più disturbanti in quanto vanno a incidere profondamente sul senso dell’identità e del valore di sé.

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Tuttavia molto raramente hanno il supporto di una diagnosi ad es. Disturbo Post Traumatico da Stress che in qualche modo autorizza il pensiero e l’intervento di cura e sostegno.

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Pensando al momento dell’arrivo in famiglia dei bambini è normale concentrarsi sui qui ed ora, sul diventare una famiglia ed esplorarsi a vicenda, a maggior ragione se al bambino è richiesto anche il cambiamento radicale di lingua, clima e Paese nel caso dell’adozione internazionale.

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Tuttavia è auspicabile porre particolare attenzione a determinati comportamenti messi in atto dai bambini che identificano con forza la loro sofferenza.

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I bambini esposti ad esperienze di vita traumatiche o con traumi nell’attaccamento spesso presentano:

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  • Alterazione della regolazione delle emozioni  e del significato di sé (disperazione, impotenza, si aspettano di non poter essere aiutati in nessun modo)

  • Alterazione nella percezione di sé (impotenza, scarsa efficacia, senso di colpa, vergogna)

  • Disturbi relazionali (mancanza di fiducia in sé e negli altri, poche amicizie, isolamento, tendenza al bullismo o a essere vittima di bulli)

  • Alterazione nella percezione delle figure maltrattanti (idealizzazione del maltrattante, timore di danneggiarlo o ferirlo, dare ragione al maltrattante)

  • Sintomi fisici, ad es. mal di testa, mal di pancia che mascherano sintomi e malessere psicologico

  • Aggressività e difficoltà nel controllo degli impulsi

  • Deficit di attenzione e concentrazione, problemi di coordinazione motoria e del linguaggio

 

Di fronte a tali e tanti sintomi spesso i genitori sono presi dallo sconforto e dal senso di impotenza che molti comportamenti elicitano nell’adulto.

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L’angoscia e l’impotenza del bambino diventa quella del genitore che sente di non riuscire ad aiutare il proprio figlio e a farlo essere sereno. A volte i genitori per proteggersi, in modo inconsapevole, arrivano a pensare che sia il bambino il problema, che non dipende da loro né da quello che possono fare.

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Il passo indietro del genitore in qualche modo conferma il bambino nella propria mancanza di valore e nel fatto che non merita amore o aiuto.

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A questo punto è opportuno l’intervento mirato di uno specialista che interrompa questo meccanismo, rimetta in funzione le risorse di sostegno reciproco presenti in famiglia e anche riservi uno spazio di elaborazione della sofferenza specifico per il bambino rispetto al proprio passato.

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Il genitore allora può iniziare a proporre al proprio bambino una nuova relazione di attaccamento, basata sulla sicurezza e sull’accoglienza dei bisogni. Il bambino da parte sua può iniziare a permettersi di accettare questa nuova modalità dello stare con le figure significative.

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