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IL NOME DEI BAMBINI ADOTTATI

 

“Oh,sii qualche altro nome! Quello che noi chiamiamo col nome di rosa, anche chiamato con un nome diverso , conserverebbe ugualmente il suo dolce profumo . Allo stesso modo Romeo, se portasse un'altro nome ,avrebbe sempre quella rara perfezione che possiede anche senza quel nome. Rinuncia quindi al tuo nome, Romeo,ed in cambio di quello ,che tuttavia non e' una parte di te, accogli tutta me stessa.” (Romeo e Giulietta- Shakespeare)


Per i bambini adottati non vale il desiderio di Giuliettta.


Con un altro nome avrebbero lo stesso buon odore, lo stesso viso, ma perderebbero una parte importantissima di sé: la propria identità.


Le coppie che percorrono la strada dell’adozione si sentono sottolineare costantemente l’importanza di mantenere il nome di origine del bambino, ma a livello emotivo a volte è una richiesta difficile da accettare.


La coppia fa i conti con la sofferenza di non aver dato la vita al figlio che arriverà e quindi il nome diventa il dono che non hanno potuto fare prima. Un altro motivo può essere il pensiero di facilitare la quotidianità con un nome più facile da pronunciare, che non rende esplicita costantemente l’adozione.
Un altro motivo ancora può risiedere nelle tradizioni familiari e nella bellezza di trasmettere qualcosa di un avo a cui non si appartiene biologicamente, trasmettendogli almeno il nome.


Sono tutte motivazioni comprensibili, molto umane, però mettono al centro le idee ed i bisogni degli adulti e non quelli del bambino che arriva. E’ chiedere al bambino di rinunciare ad una parte di sé per essere accettato e accolto. 


Un bambino che arriva in adozione, ci arriva con poche cose.


Arriva però con un nome e una storia. Ignorare l’una o l’altro significa avere in testa solo una parte di lui.


Qualcuno nella storia del bambino ha pensato a lui ed ha scelto un nome. Può essere stato un atto di amore di una donna che pensava di poter diventare la sua mamma dopo averlo messo al mondo, oppure l’atto di un dottore o di un infermiere che in ogni caso lo ha dotato di un’esistenza.
Senza nome non si esiste.


Cambiare il nome al bambino adottivo, anche solo italianizzandolo, significa fargli arrivare il messaggio che il nome precedente era sbagliato e che lui esiste solo adesso che gli viene dato il nome giusto.


Il bambino può pensare che non era solo il nome ad essere sbagliato, ma tutto quanto lui e che così come è stato cancellato il suo nome può essere cancellato lui in quanto sbagliato. E’ un pensiero pericolosissimo per lui e per la famiglia perché mette in discussione non solo l’appartenza reciproca, il legame di attaccamento che si sta costruendo ma mette in discussione il centro stesso dell’esistenza, se non fisica almeno quella emotiva.


Allora per parafrasare Giulietta: “ cosa c’è di sbagliato in un nome?”

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