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Per la prima volta dopo due anni e mezzo ieri le mie piccole nanette sono andate a dormire dalla nonna, io e papà volevamo andare al cinema, passare una serata tra noi dopo tanto tempo, doveva essere una serata leggera a fare i morosetti. Bhe non è andata proprio così.

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Papà ha lasciato le piccole e io di rientro dall'ufficio l’ho incontrato in centro, una passeggiata un panino al volo, durante il quale abbiamo parlato solo delle bambine, e poi buio in sala e via … inizia il film.

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Ok noi non siamo stati lungimiranti, non abbiamo scelto la classica commedia di natale, ma al cinema ormai ci andiamo così poco e di solito a vedere cartoni animati (che sono decisamente belli) ma avevamo voglia di qualcosa “da grandi” abbiamo scelto “Lion – la strada verso casa” si lo so siamo forse monotematici ma il trailer ci aveva convinti il cast pure e la scelta era stata unanime.

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Non starò a raccontarvi il film non voglio spoilerarlo (è un gran bel film) ma se decidete di andare a vederlo non dimenticate i fazzoletti a casa!

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Le emozioni, le sensazione i ricordi le paure e le gioie raccontate con delle immagini bellissime ci hanno decisamente scombussolati. Ci siamo tenuti per mano tutto il film (a parte nei momenti dove io cercavo disperatamente l’ennesimo fazzoletto dentro la borsa che lo ammetto è veramente troppo grande).

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Uscita dal cinema avrei solo voluto correre da mia mamma, abbracciare le mie figlie per ripetergli ancora e ancora che io ci sono e che capisco, oggi di più, quello che provano volevo dirgli che su di me possono contare sempre e che adoro la loro mamma di pancia che le ha amate tanto da metterle al mondo e si è presa cura di loro finché ha potuto.

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Mi sono trovata a pensare ai miei ricordi di 5enne decisamente sereni e penso invece a quelli di mia figlia. I suoi racconti ad oggi sono di case grandi, di un nonno, di viaggi e di due genitori affettuosi.

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Cio che noi però sappiamo della sua storia è la versione dataci dagli assistenti sociali, sappiamo che le “case grandi” erano comunità che il nonno era alcolista che i viaggi in macchina erano gli spostamenti di una vita che quella macchina è stata la loro casa. Che quei genitori affettuosi ci hanno provato ma che non ci sono riusciti e che loro hanno chiesto e deciso, per il bene delle loro figlie, di dargli un’opportunità.

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Noi genitori di cuore abbiamo fatto una scelta, chi ci è arrivato prima chi dopo ma nel momento in cui iniziamo il nostro percorso adottivo siamo (o dovremmo essere) pronti ad adottare non solo delle piccole creature ma anche la loro storia, il loro bagaglio le loro origini. Invece noi a loro siamo stati imposti. Allora qual è il nostro vero compito?

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Non ci ho dormito questa notte lo ammetto, ho le occhiaie e il pianto in tasca. Mi domando se sarò capace di far capire alle mie figlie che io sono pronta, che io ci sarò il giorno che un profumo, un sapore, un immagine farà affiorare nelle loro testoline il vero ricordo delle loro origini e che ci sarò nella forma e nella quantità in cui loro ne avranno bisogno e che ci sarò il giorno in cui, se lo vorranno, andranno alla ricerca di quel pezzo di se che gli manca.

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Sono cosciente che non basti il mio supporto, che le mie parole le potranno rassicurare ma non sempre faranno la differenza, avranno bisogno di fare il loro percorso, con i loro tempi e i loro modi e ciò che funzionerà per una potrebbe non funzionare per l’altra. Ciò che posso fare è solo aspettare e sperare…

 

Allora credo che il nostro compito sia proprio questo, ESSERCI. Oggi nelle piccole grandi cose, nel gioire con loro delle vittorie di essere un punto dove guardare fisso durante la recita a scuola per farsi forza, nel tendergli la mano durante un salto, nel leggergli una favola la sera, nel consolarle quando litigano con l’amichetta ed ESSERCI domani quando saranno pronte per condividere quella parte di se che forse ora non ricordano e forse domani avranno paura di raccontarci o per non ferirci.

 

Il nostro compito è questo ESSERCI mantenendo la GIUSTA DISTANZA ma sempre e comunque ESSERCI.

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