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… e ti cambia la vita!

Di Anna Genni Miliotti

 

  Quando decidi di adottare, in tanti di mettono in guardia: “Guarda che ti cambierà la vita!”. Che sarebbe come dire: “ma ci hai pensato bene? No? E allora ripensaci!”

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E lo fanno proprio in tanti, dagli operatori, psicologi e assistenti sociali , agli amici e parenti (che non hanno figli adottivi). I primi lo fanno “per farti riflettere”, per renderti più determinato nella tua scelta (dicono). Non ho mai capito perché, anziché di sostenerti e aiutarti, devono parlarti solo dei “problemi” e delle “difficoltà” che incontrerai adottando. I secondi, amici e parenti, perché ti vogliono bene e sono preoccupati nel vederti già stanco e stressato (e siamo solo all’inizio!).

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Quale che siano la motivazioni, nessuno che ti incoraggi, perché l’invito a riflettere sui passi che stai facendo è di quelli fatti, certo con affetto, ma con pessimismo. Per metterti in guardia. Se fossero più sinceri ti direbbero più direttamente “lascia perdere!”, perché i cambiamenti saranno tanti e tali da non farti più vivere quella vita bella e felice che hai adesso. Perché buttarla via?

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   Ma tu non ti lasci per niente scoraggiare, e vai avanti fino a raggiungere la meta: quel bambino e quella bambina che ti apriranno il loro ed il tuo cuore.

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E’ successo anche a me. Anch’io non ho ascoltato, né ho fatto tante riflessioni, ma mi sono buttata con tutta l’anima nell’avventura dell’adozione. E oggi posso dire che, in fondo, avevano ragione.

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La mia vita non è più la stessa. La nostra vita di coppia è svanita, (finalmente) e abbiamo costituito una famiglia. Tutto è cambiato nella mia vita. Evviva!

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Ma una famiglia così, mica è una cosa facile. Ti vedi impegnare, ogni giorno, ad esserci, per i tuoi figli. Loro hanno subito già troppe perdite e separazioni. Ed io ho dovuto imparare ad impegnarmi al massimo. Mica si accontentano della “qualità” del tempo che riesci a dedicare loro. Loro rivendicano “tutto” il tuo tempo, e la tua attenzione. E da subito.

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Come mi dicevano i miei genitori, “devi fare molte rinunce”. Infatti non ho più tutto quel tempo libero che non sapevo come riempire. Che noia! Ora c’è sempre qualcosa da fare, o da inventare, per divertirsi insieme. Dai giochi dei primi anni, alle tante cose da fare insieme ancora oggi. Sia quando i miei figli erano più piccoli, che adesso che sono maggiorenni, infatti hanno sempre bisogno di me, ed io mi sento importante perché importante lo sono veramente per loro.

  Si preoccupano sempre di come sto, non vogliono perdermi. Se mi vedono stanca, sono lì per aiutarmi. E se mi vedono sorridente (lo sono quasi sempre), ridono rilassati con me.

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Non tutti i momenti sono stati facili. La scuola, le difficoltà di mia figlia, i suoi disturbi nell’apprendimento non ancora superati, le esclusioni che ha subito come tutti i “diversamente abili” di questa Italia. E le rabbie di mio figlio, il suo orgoglio ferito come succede ai tanti “stranieri” nel nostro paese.

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Ma sono stati di più i successi da ricordare. Perché ogni loro successo è stato anche il mio, ed oggi posso guardare indietro, insieme a loro, e vedere i tanti positivi cambiamenti. E non solo nella loro vita, che oggi affrontano forti e sereni ma, soprattutto, nella mia.

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 Ho avuto la forza di cambiare lavoro, lasciando il concupito (da molti) posto fisso in un’istituzione pubblica, per fare finalmente quello che desideravo. Mi sono inventata il mio lavoro nel mondo dell’adozione, con l’intento di trasmettere agli altri, operatori e genitori, quello che il mio studio e la mia esperienza mi hanno insegnato. E… scrivo. Si vive di scrittura? Non in Italia. Gli intellettuali sono un piccolo chiuso club, con le loro regole. La prima: non far entrare nessuno.

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Sono riuscita ad espugnarlo seguendo semplicemente la mia ispirazione e la mia strada. La mia ispirazione? I miei figli adottivi. La mia strada? Essere di aiuto, ed aprire le porte ad una più ampia cultura dell’adozione anche agli altri. Perché non sopporto proprio che ci sia ancora qualcuno che anziché darti una mano per aiutarti nella salita ti ricordi “ma ci hai pensato bene?”.

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Quest’anno, in ottobre, celebriamo il terzo raduno nazionale degli adottati, a Firenze dal titolo “Siamo adottati e stiamo bene”. Perché adottare ed essere adottati ti cambia la vita, perché ti fa star bene.

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Capito?

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