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Regole e bambini: "quando ripetere 100 volte non serve"

 

“Quante volte ti ho detto di mettere a posto!”

 

“Questa è l’ultima volta che te lo ripeto, poi vedrai…”

 

Quante richieste, quante minacce, quante dichiarazione di guerra che si perdono nel vento e tra le mura di casa…e poi? E poi tutto resta come prima, la solita solfa che si ripete.

Sembra strano e paradossale: ogni genitori, all’ennesima raccomandazione, si rende conto che parlare non basta, eppure si entra quasi in un magico meccanismo del quale non si riesce a farne a meno. E nel peggiore delle previsioni, il primo a sfinirsi di questo disco rotto è proprio il genitore, che spazientito finisce per fare lui quanto richiesto, “tanto è come parlare al muro”.

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E’ possibile rompere tale nefasto incantesimo?

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Assolutamente sì a patto che si parta da una prima considerazione di base:

il malvagio stregone che ha intessuto tale arcana maledizione altri non siamo che noi.

Così come lo abbiamo creato dobbiamo scioglierlo e per farlo non ci sono altre vie: dobbiamo svegliarci dai nostri stessi inganni e modi di fare erronei.

 

1° inganno: Ripetita iuvant

 

Quanto ci piacciono i motti latini, portatori di sapienza e conoscenza.

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“Le cose ripetute aiutano”: ahimè non è proprio così, non sempre almeno. L’esperienza pratica ce lo insegna: per quanto ripetiamo le cose non vengono fatte. La nostra voce diventa una sorta di suono di sottofondo fastidioso che i nostri ragazzi imparano presto ad ignorare. Non solo, ha un valore aggiuntivo per loro: aumenta  la loro fama con i compagni / amici, trasformandoli in un martiri che devono sopportare una madre/padre noiosa/i.

In un cieco ottimismo crediamo che la millesima ripetizione sia quella giusta: auguri, vi consigliamo di puntare a quota 2000, almeno potrete superare il vostro record personale.

 

2° inganno: è il mio modo di fare/con me funzionava

 

I tempi passano…per quanto possiamo essere nostalgici difficilmente potremo rivivere i fasti del passato, compreso quel periodo d’oro dove tutto sembrava funzionare al meglio…ma siamo sicuri che fosse proprio così? E’ facile ingannarci e soprattutto ricordare della nostra vita solo gli episodi di quanto fossimo bravi ad eseguire e rispettare le regole. La società è cambiata, i ruoli genitoriali anche. Mettiamocela via, quello che poteva andare bene per noi ormai non funziona più, dobbiamo produrre qualcosa di nuovo. A meno che non riusciamo ad inventare una macchina del tempo.

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3° inganno: è una questione di rispetto

 

Il rispetto non è dovuto, si conquista. Se con il mio modo di fare dimostro poco rispetto per il prossimo, anche per i miei figli, non si spiega come ne possa pretendere a mia volta per me. E’ proprio il “pretendere” che non funziona. Vale anche per i ruoli genitoriali. Se il coniuge è il primo a non rispettare il mio modo di essere e le mie scelte educative non aspettiamoci che lo facciano i figli. Altra cosa: rispettare le regole non coincide col volere bene alla persona. Posso volere un sacco di bene alla mamma ma non rispettare il suo senso dell’ordine.

 

4° inganno: ma non se ne accorge?!

 

Il concetto di “evidenza” non è proprio così condiviso. Quello che a noi sembra chiaro e cristallino non è detto che lo sia altrettanto per un bambino o un ragazzino. Il senso di fastidio, ordine, giustizia è estremamente diverso da persona a persona. “Non vedi che disordine c’è?” Il fastidio è  in chi pronuncia la frase, può tranquillamente essere vissuto come una esagerazione o l’ennesima lamentela che non porta a niente. E’ facile abituarsi ai lamenti altrui se questi appunto non portano ad effettive prese di posizione. Fare finta di niente riesce sempre molto bene ai nostri ragazzi.

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5° inganno: è fatto così

 

Ritenere che a 6 o 9 anni la personalità sia completamente formata è un po’ un azzardo. Noi cresciamo ed evolviamo in continuazione. Il fatto che una persona possa essere più o meno vivace, attiva, solitaria o quant’altro non la estromette dalla responsabilità di quello che le accade intorno. “Gli ho detto 100 volte di fare quella cosa, ma niente, è fatto così, è un testardo”. Abbiamo solo dimostrato in questo modo che ripetere 100 volte le cose non serve, non che la persona di mio figlio sia immutabile e predefinita. Se poi pure lo giustifichiamo dicendo che “è testardo” abbiamo creato per lui  l’alibi perfetto per non eseguire nemmeno richieste future.

 

Bene, ora che siamo svegli , passiamo all'azione.

 

1° L’unione fa la forza

 

Il gioco delle alleanza funziona sempre. Quando i genitori sono uniti sono più forti. Non vuol dire pensarla allo stesso modo su tutto, sia ben chiaro. I diversi punti di vista aiutano anche a crescere nella complessità. Vuol dire però rispettare e dare valore a quanto detto dall’altro. Se il primo a trovare l’eccezione alla regola è il coniuge, non meravigliamoci che il secondo a farlo sia nostro figlio. Se si avvalora la tesi “mamma brontolona” “papà brontolone” il nostro gioco di squadra si perde in partenza. Attenzione anche a non cadere nel gioco “poliziotto buono, poliziotto cattivo”: polarizzare il ruolo genitoriale con una delle due figure delegata a fare da giudice e l’altra da salvatore rischia di esasperare anche il rapporto di coppia. A nessuno piace sempre fare il cattivo della situazione. Quindi parola d’ordine “l’unione fa la forza”.

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2° Poche ma buone

 

Dimentichiamoci le tavole dei 10 comandamenti. Per vivere bene insieme bastano poche regole, che siano chiare e soprattutto concrete. Più ce ne sono più è facile perdersi. Più astratte sono più sono soggette al libero arbitrio. “Comportati bene”… cosa vorrebbe dire? bene in base a cosa? E’ più utile capire che per ogni situazione ed ambiente possono esserci modi di fare diversi, che un bene assoluto inviolabile. “Non toccare niente”.. con una frase del genere perdiamo già in partenza. E’ poco probabile che un bambino piccolo possa gestire un tale ordine perentorio. Siamo credibili nel formulare la richiesta. Se diamo indicazioni fattibili ne guadagniamo in credibilità.

 

3° Uno batte 100

 

Ricordiamoci sempre del valore educativo dell’azione, del fare. I bambini ci guardano, sempre, il nostro esempio è importante. Così come è importante rafforzare la parola con il gesto, l’azione, promuovendo in questo modo il comportamento desiderato. Se ripetiamo 100 volte metti in ordine lo zaino, finchè alla fine esasperati lo mettiamo in ordine noi, sappiamo che il nostro gesto ha annullato le 100 ripetizioni fatte.

Uno batte cento.

 

4° La fatica premia

 

La coerenza è importante. La coerenza è faticosa da mantenere.

Se decidiamo che un comportamento, una regola sia necessaria è bene farla rispettare anche se a volte saremmo noi i primi a volere soprassedere. Stiamo quindi attenti alle regole che indichiamo, se mantenerle è un costo eccessivo per tutti, forse vale la pena che venga cambiata. Le eccezioni possono esserci, basta che siano bene evidenziate e spiegate le condizioni per cui avvengono.

 

Esempio: mangiare tutti seduti a tavola. Se è un momento importante per la famiglia è bene che venga rispettato da ogni suo membro, comprendendone bene il costo: chi non si siede a tavola non mangia. Riesco a sopportare il peso di questo costo? Bene, sennò cambio regola. Quando viene un amico, un familiare o qualcuno sta male allora si può pensare alla eccezione…ma deve essere esplicitata e chiarita. Questo soprattutto per i bambini, che rischiano di vedere la regola infranta senza capirne il perché  e quindi ad un certo punto ci provano giustamente anche loro.

 

5° Non mio ma nostro

 

Condividere il valore, senso e piacere di una regola dà alla regola stessa un potere che le permette di esistere anche quando non è presente il “guardiano” di turno a farla rispettare.

Riprendiamo l’esempio precedente: cosa c’è di bello nello stare tutti seduti a tavola a mangiare? La condivisione, lo spazio in comune, l’essere lì uno per l’altro. Assume cioè la regola stessa un fascino per tutti nell’essere rispettata.

Anche il senso dell’ordine e della pulizia possono avere dei vantaggi per tutti, se rispettati, tenendo  in considerazione ovviamente che si dovrà fare una media familiare di questi concetti. Esempio: il salotto è uno spazio condiviso, come tale per rispetto di tutti i componenti della famiglia è bene che abbia un livello di ordine e pulizia adeguato, fondato anche sulla tolleranza che non tutto deve essere perfetto. Un minimo di buon senso. Anche il prendersene cura tutti insieme, ognuno con compiti diversi, allarga questo senso di appartenenza e rispetto. Se a pulire è sempre mamma, a me che fatica costa sporcare?

 

Questa non è ovviamente una formula magica che risolverà ogni problema familiare, ma è un inizio, per mettere in campo comportamenti e modalità che rompino i circoli viziosi dove rischiamo di infilarci.

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Un’ultima indicazione: non dimentichiamo mai di fare apprezzare e comprendere il ruolo ed il valore delle conseguenze delle azioni compiute.

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www.formicaelefante.it

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